Me pinxit, me fecit

A cura di Eleonora Del Riccio
Sapienza Università di Roma
E-mail: elo-dr@hotmail.it






Personalmente, ho sempre provato un affetto particolare per le opere di Pietro da Cortona ed ecco perché ho scelto per l’ultimo numero di quest’anno uno splendido disegno preparatorio per la Volta Barberini.
Consiglio vivamente a tutti coloro che non l’avessero ancora fatto, di approfittare delle vacanze che si avvicinano per concedersi un’ora di svago e andare a vedere lo splendido Palazzo seicentesco della famiglia, situato nell’omonima piazza a Roma. L’entrata odierna però è su via delle Quattro Fontane e penso sia un bene specificarlo perché il Museo Nazionale d’Arte Antica, che oggi si trova al suo interno, ha deciso di non investire su indicazioni o cartelloni che potessero accompagnare il visitatore curioso verso l’entrata del Museo e, quindi, al suo interno.
Bene, ammesso che riusciate a ritagliarvi un’ora di tempo e che, soprattutto, riusciate ad entrare nel Museo, quello a cui vi troverete ad assistere sarà una raccolta di quadri apparentemente simile ad altre raccolte dello stesso tipo a Roma, come quella della Galleria Borghese nell’omonima Villa o di Palazzo Corsini a Trastevere. Non lasciatevi impressionare dai nomi altisonanti che compaiono nella collezione: Raffaello, Guido Reni, Lanfranco, Tiziano, Caravaggio, Poussin…, passate con sicurezza attraverso le varie sale, provate a vedere se c’è qualcosa che catturi la vostra attenzione, ma non soffermatevi per troppo tempo: siete alla ricerca di una volta affrescata non di una tela. Ad un certo punto entrerete in una sala che vi sembrerà affrescata e penserete di aver trovato il Cortona, ma non illudetevi, perché si tratta di Andrea Sacchi e della volta con la Divina Sapienza. Vi piace? Io ho i miei dubbi. Proseguite, andate avanti sul piano, correte dal Cortona e dopo, se ne avrete voglia, potrete tornare indietro per ripercorrere con più calma tutti i quadri visti di fretta, tutti i busti solo intravisti (e badate bene, perché la maggior parte è opera di Gian Lorenzo Bernini).
Andando avanti, spero che le aspettative che vi siete costruiti sull’opera che state per vedere siano ben grandiose perché il Cortona stesso, nella fase progettuale, aveva avuto lo stesso tipo di aspettative visionarie. E poi eccola la sala giusta, e ve ne accorgerete perché alle pareti non ci sono più quadri ma solo un broccato elegante che va da terra fino al soffitto. Guardate in alto e stendetevi sui divanetti posizionati al centro della sala, se sono occupati fatevi fare posto o stendetevi per terra perché il Trionfo della Divina Provvidenza è fatto per essere contemplato.
Non riuscirete ad indovinare di che scena si tratti, né a individuare tutti i personaggi. Ma questo non importa, perché ciò che conta in questo momento contemplativo è lo stupore che dovrebbe assalirvi. Non vi dirò nemmeno io che cosa racconta il soffitto Barberini, o almeno non lo farò nel dettaglio.
Giuliano Briganti, uno storico dell’arte di chiara fama e serietà, nella sua magnifica opera monografica su Pietro da Cortona, a proposito della Volta Barberini intesa come opera simbolo dell’essenza del Barocco, scrisse: «Una proiezione in cielo di tutti i desideri più caduchi di quaggiù, delle virtù più utili al governo, delle glorie più mondane; una rappresentazione, in nube, di una società gerarchica che, trasferendosi nei Santi l’antico culto degli eroi, testimoniava appunto una fede: quella di una sicura rispondenza fra il cielo e gli altari e i troni di questa terra» 1.
Ed effettivamente non c’è molto di più da sapere sulla Volta per comprenderne il senso: essa è una visione terrena traslata in cielo perché potesse essere legittimata.
Adesso, chissà quando avrete voglia di alzarvi dai divanetti per uscire.
bibliografia
1. Briganti G. Pietro da Cortona o Della pittura Barocca. Firenze: Sansoni, 1962.